Come scrivere un giallo napoletano. - Massimo Siviero

Massimo Siviero ha pubblicato per la prima volta uno studio sulla struttura e la scrittura del thriller partenopeo. In “Come scrivere un giallo napoletano. Con elementi di sceneggiatura”, Siviero ha anche rivelato che Napoli è la patria storica del giallo italiano.
Il 1852 è una data fondamentale per una corretta ricostruzione delle origini del thriller tricolore. In quell’anno il napoletano Francesco Mastriani (1819-1891), dopo il successo riscosso con il best seller dell’epoca “La cieca di Sorrento”, pubblicava con l’editore Rossi di Genova il romanzo “Il mio cadavere” e anticipava da Napoli la struttura del nero nostrano con tanto di cadavere e di medicina legale. Ebbe anche inizio la pubblicazione del romanzo in appendice sul periodico culturale e politico L’Omnibus.  La prima puntata (“La famiglia dello stradiere”) uscì il 13 dicembre 1851. Il giornale aveva una cadenza bisettimanale e si stampava a Napoli in strada Toledo n. 210.
Mastriani ha preceduto di 25 anni l’esordio nella narrativa gialla dell’assai prolifica Carolina Invernizio con “Rina o l’ angelo delle Alpi” pubblicato nel 1877. Ha anche anticipato di ben 35 anni l’ uscita del milanese Emilio de Marchi con “Il cappello del prete”, dato alle stampe “solo” nel 1887 e ambientato proprio a Napoli.
E non finiscono qui le primizie in oltre centocinquant’anni di torbide storie all’ombra del Vesuvio.
Salvatore Di Giacomo fu drammaturgo e novelliere nero prima ancora che apprezzato poeta dialettale e pubblicò il primo esempio di thriller d’azione italiano con L’Odochiantura Melanuria.
Massimo Siviero, in “Come scrivere un giallo napoletano”, ha anche documentato che Giacomo Leopardi, oltre che appassionato di vulcanologia, si rivelò un gustoso “giallista”. Il poeta di Recanati si ispirò a fatti di cronaca e scrisse due odi a sfondo nero che decise di tenere nel cassetto. Il libro ora è in edizione elettronica con il titolo "Come scrivere un giallo di successo. Le 5 mosse vincenti":